milonga

Data e ora
30/12/2016

Orario
dalle 21.00 alle 01.30

Località
Udine - piazza XX settembre,

Locale
TANGO E LUOGHI DI CHARME - EL FAROLITO TANGO - PALAZZO KECHLER

Musicalisador, docente o artisti
la Milonga degli Auguri Si balla nella elegante architettura interna nel Salone Centrale, riccamente decorato con motivi e dipinti, che rispecchia lo stile del Palazzo Kechler. Dalle 21 Milonga con le Selezioni musicali diClaudio Marinig con Tande di tango argentino, tango vals e milonga tradizionale e contemporaneo. Evento AICS e ACSI, ingresso riservato ai soci. Acqua e piccolo buffet - Brindisi augurale e panettone free.

Descrizione
la Milonga degli Auguri Si balla nella elegante architettura interna nel Salone Centrale, riccamente decorato con motivi e dipinti, che rispecchia lo stile del Palazzo Kechler. Dalle 21 Milonga con le Selezioni musicali diClaudio Marinig con Tande di tango argentino, tango vals e milonga tradizionale e contemporaneo. Contributo €10. Evento AICS e ACSI, ingresso riservato ai soci. Acqua e piccolo buffet - Brindisi augurale e panettone free. LA STORIA Edificio su tre piani, dalla maestosa ed elegante struttura architettonica. Le decorazioni a stucco che rendono ancora più sfarzosa la facciata sono opera di Giulio Luccardi, fratello del più celebre Vincenzo Luccardi, scultore gemonese. I lavori cominciarono nel 1833. Firmatario del progetto, con Pietro Antivari, fu “Pietro Salvador Cappo Muraro” al quale spettò il compito di dirigere l’opera dei muratori e degli scalpellini, mentre il coordinamento dei lavori fu affidato di Giovanni Battista Bassi (1792-1879), professore di matematica e disegno architettonico alle R. Scuole Inferiori di Udine. Rispetto al progetto originale dello Jappelli, in fase d’attuazione furono apportate alcune modifiche, quali la rinuncia alle statue previste all’estremità del tetto e ai lati del frontone (quattro in tutto), la mancata realizzazione, nel frontone, di altre statue e di un fregio con putti danzanti e la presenza, invece non prevista, di un fregio con festoni e frutta che corre a ridosso del sottotetto. Non meno signorile doveva apparire l’interno, che ancora oggi conserva alcune delle raffinate decorazioni originali. Nella sua prima versione, prima delle modifiche del secolo scorso, dal portone d’ingresso si accedeva a uno sfavillante atrio, le cui sei porte immettevano o in uno spazioso scalone, o consentivano l’accesso a scrittoi, magazzini e negozi per il commercio di pelli, canapi, tele e stoffe. Con vetrine sotto il porticato, furono i primi negozi di tal genere aperti a Udine, servendo così da esempio per molti altri negozianti. Salendo al piano nobile si ritrova la distribuzione delle tipiche case aristocratiche veneziane, con un salone centrale a fare da riferimento per tutte le altre stanze. Riccamente decorato con motivi – racemi, losanghe, rosoni - a chiaro scuro in finto stucco, dipinti e un fregio con trofei e ornamenti vari, rivela le capacità artigiane di artisti quali il già citato Giulio Luccardi e del pittore di fioristica Giovanni Pontoni di Udine. Tre porte concedono l’ingresso al loggiato della facciata, la cui volta a botte è ricoperta da racemi pure monocromi. A sottolineare l’importanza che assume la presenza dello scultore gemonese durante i lavori del palazzo, sono le parole di Antonio Picco, autore, nella dimora degli Antivari, di decorazioni parietali costituite da motivi figurativi fantastici e bizzarri, meglio conosciute come “grottesche”: “[…] tutte gli ornamenti in istucco, tanto nella parte esteriore di questo palazzo come dell’interno, sono modellati dal Giulio Luccardi, che diresse ed eseguì tutto il lavoro decorativo, dell’atrio, della loggia e di molte stanze secondarie”. Ma è nel loro complesso che gli interni di questo palazzo risultano raffinati ed eleganti, come le stanze in cui primeggiano le decorazioni in stile orientaleggiante, fatte di sottili colonne dorate e leggeri archi a sesto acuto, oppure i lampadari che scendono con magnificenza da soffitti a cassettoni interamente abbelliti da dipinti e stucchi raffiguranti fiori e animali fantastici. Tra gli altri decoratori che lavorarono al palazzo, e che oggi ci permettono di ammirare tale splendore, bisogna ricordare Tommaso Turk, l’udinese Giuseppe Del Negro, cui si devono i soffitti del salone, Ferdinando Simoni e Luigi Stella. Alla morte di Pietro Antivari, avvenuta nel 1868, non avendo avuto questi discendenti maschi, i nipoti, figli di Caterina sposata ad Angelo de Rosmini e di Giovanna sposa di Antonio Mauroner, decisero di vendere al loro cugino Carlo Kechler la signorile casa dalla facciata a pilastri. Purtroppo, in occasione del passaggio di proprietà, andarono distrutte tutte le interessanti carte antiche della famiglia Antivari, compreso un suggestivo albero genealogico con figure di turchi e montenegrini. Carlo Kechler era un giovane di una modesta famiglia originaria di Fiume. Ancora ragazzetto abbandonò i suoi e dopo varie peregrinazioni, giunse nel 1835 a Scodovacca (Cervignano del Friuli), dove i Chiozza, proprietari di un saponificio, si impietosirono di questo giovane, che allora era male in arnese, e lo assunsero in fabbrica. Ebbe fortuna, perché poco dopo Pietro Antivari di Udine, calato nella Bassa a far visita alla cognata Teresa Kircher, sposa di Giuseppe Chiozza, fu colpito positivamente dall’intelligenza e convinto dalle capacità di Carlo, lo portò a Udine, affidandogli il buon ordine dei suoi uffici. Ma visto che tali occupazioni avvilivano il suo acume e la grande volontà di raggiungere una posizione migliore, con l'appoggio del suo protettore, si formò una discreta cultura e non tardò a impratichirsi del lavoro fino a diventare procuratore dello stesso. Il matrimonio con la nipote di Pietro, Angiola Chiazza, datato 1854, non fece che rendere più saldi i legami con la famiglia di questi. Egli univa alla cultura generale un grande talento e spiccata lungimiranza imprenditoriale, capace d’idee illuminate, che trovavano fertile terreno in un Friuli che viveva il periodo di massima espansione dell’industria serica e della filanda. Tra le varie attività per le quali il Kechler, che fu anche consigliere della Camera di Commercio (1866), va ricordato ci sono la fondazione del Cotonificio Udinese e dello zuccherificio di San Giorgio, l’ampliamento della filanda di Venzone ereditato dall’Antivari, la promozione del progetto di scavo del canale Ledra-Tagliamento, caldeggiato qualche secolo prima da Giulio Savorgnan, ed il prodigarsi in varie opere di beneficenza. Nel 1872 fu tra i fondatori della Banca di Udine, di cui assunse anche la presidenza. Amante della buona musica e delle frequentazioni colte, aprì i saloni del suo palazzo organizzando per i più bei nomi della nobiltà cittadina brillanti ricevimenti. S’interessò alla politica e, arrestato dalla polizia austriaca per le idee irredentiste portate avanti in gioventù, trascorse un anno nelle carceri della fortezza di Olmutz. Dei figli, Camilla invaghitasi giovanissima di Domenico Pecile, figlio del senatore Gabriele Luigi Pecile, una delle personalità più in vista della città, lo sposò nel 1886 diventandone fedele compagna e collaboratrice nei suoi studi di agraria. Allo stesso tempo si prodigò in opere di beneficenza, prestandosi pure come crocerossina nell’Ospedale Militare della CRI di “Toppo Wassermann” durante la Grande Guerra. Fu proprio in occasione del primo conflitto mondiale che l’edificio divenne per alcuni giorni domicilio di un illustre ospite, il presidente del Consiglio dei Ministri francese Briand, giunto a Udine nel febbraio del 1916 insieme ad alte personalità militari e politiche. Questi fu accolto con larghissime dimostrazioni dagli udinesi, che più volte lo chiamarono a gran voce al balcone di Palazzo Kechler. Per un secolo il palazzo rimase inalterato, ma nel 1947, demoliti i fabbricati nel cortile, su progetto dell’ingegner Vicentini, si diede inizio alla costruzione di un cinema-teatro, il più grande del tempo per la città di Udine, con la sua capacità di contenere più di millecinquecento spettatori e un estensione che raggiungeva Via del Gelso. Inaugurato nel 1948, non ebbe fortuna e chiuse i battenti soltanto ventidue anni dopo, nel 1970. A segnarne il declino, oltre alla modesta qualità media dei film proiettati, furono proprio le mastodontiche dimensioni del locale, a cui gli udinesi favorirono ben presto sale più raccolte. Al giorno d’oggi quegli stessi locali sono divenuti prima sede di grandi magazzini, con il pianterreno del palazzo adibito a negozi, poi un funzionale centro congressi.


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